“Il diritto di contare”, il film è tratto da una storia vera: cosa è successo nella realtà

“Il Diritto di Contare” è un film tratto da una storia vera molto emozionante, ma cosa è successo nella realtà?

Un lavoro cinematografico molto impegnato che racconta qualcosa di realmente accaduto, specchio di grande veridicità e forza di volontà.

diverse donne di colore osservano con attenzione
“Il diritto di contare”, il film è tratto da una storia vera (Youtube 20th Century Studios Italia) IstruzioneSicilia.it

Il film del 2016 è diretto da Theodore Melfi e tratto dal romanzo di Margot Lee Shetterly che racconta la storia vera della scienziata afroamericana Katherine Johnson. Nei suoi panni è stata scelta come attrice Taraji P.Henson che recita in un cast piuttosto solido al fianco di Octavia Spencer, Janelle Monàe, Kevin Costner, Kirsten Dunst e molti altri ancora. Tra le specifiche da sottolineare c’è anche la colonna sonora a cui hanno collaborato tre incredibili artisti tra cui anche Hans Zimmer.

Il film ha ricevuto tre nomination agli Oscar del 2017, per Miglior film, Miglior attrice non protagonista e Miglior sceneggiatura originale. Tuttavia non è riuscito a portare a casa nessuna di queste statuette. Il premio più importante vinto arriva dal National board of Review Awards che l’ha inserito nei migliori dieci film dell’anno e gli ha assegnato anche il titolo per il Miglior cast. Distribuito al cinema negli Stati Uniti il 25 dicembre 2016 in Italia è arrivato “solo” l’8 marzo 2017 in concomitanza con la Festa della Donna.

La storia vera dietro Il diritto di contare

Ma qual è la storia vera di Katherine Johnson dietro al film Il diritto di contare? La donna è ricordata per aver collaborato con la NASA da afroamericana e sfidando un periodo in cui il razzismo era, purtroppo, ancora dilagante. Calcolò le traiettorie per il Programma Mercury e la missione Apollo 11, dimostrando grandissima competenza.

Katherine Johnson osserva un modello
La storia vera dietro Il diritto di contare (ANSA) IstruzioneSicilia.it

La donna chiese di essere inclusa nelle riunioni di redazione, segnando una svolta perché oltre a essere di colore rappresentava anche le donne che mai avevano partecipato prima a questo tipo di situazioni. Tra i suoi tanti meriti ricordiamo anche l’essere stata co-autrice di 26 pubblicazioni scientifiche e la NASA fece affidamento sui suoi studi e il suo lavoro con grande rispetto.

Ancora oggi rimane considerata come una pioniera nella scienza spaziale ma anche nell’informatica. Il 16 novembre del 2015 l’allora Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, la incluse in un elenco di 17 americani per la Medaglia presidenziale della libertà.

Venne a mancare il 24 febbraio 2020 in una casa di riposo alla veneranda età di 101 anni. Dopo il decesso l’amministratore della NASA, Jim Bridenstine, la descrisse come “una vera eroina americana” titolo che ancora oggi molti le riconoscono.

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